Bettona sorge a 365 m s.l.m. in splendida posizione su un colle facente parte delle propaggini settentrionali dei Monti Martani. Da qui è come affacciarsi da un balcone sulla Valle Umbra, sulle città che la contornano e sulle montagne che lontane la sovrastano a semicerchio.
Il territorio di Bettona confina a nord con quello di Bastia, ad est con Assisi e Cannara, a sud con Deruta e Collazzone e ad ovest con Torgiano. La parte pianeggiante, ad una quota media di 180 metri, è costituita da depositi alluvionali lungo il corso dei fiumi Chiascio e Topino. La città ha origini etrusche, l’unica sulla sponda orientale del Tevere; gli abitanti di Bettona vengono citati in Plinio, NH III.114 (Vettonenses), e in altri autori antichi e iscrizioni.
Nel periodo in cui l’Umbria cadde sotto il controllo romano, Bettona venne eletta municipio (Vettona) ed entrò a far parte delle colonie Clusturmina e Lemonia. Nella guerra tra Ottaviano Augusto e Marco Antonio, la città si schierò al fianco di quest’ultimo, riportando una grave sconfitta. Con l’avvento del Cristianesimo, Bettona, situata lungo la via Amerina, una delle più importanti vie di comunicazione verso il Nord, venne presto evangelizzata dal pastore San Crispolto.
Durante le invasioni barbariche anche per Bettona cominciò una rapida decadenza. Passò sotto il dominio bizantino e in seguito al Ducato di Spoleto. Libero comune fin dal XII secolo, si sottomise prima ad Assisi. Nel 1352 in seguito alla conquista da parte di Perugia, la città (eccezion fatta per le chiese) venne arsa e demolita, 157 notabili del luogo vennero condotti prigionieri a Perugia e con essi il corpo di S. Crispolto. Nel 1367 il cardinale Egidio Albornoz ordinò che la città venisse ricostruita in una cerchia di mura più ristretta della precedente, ma ben più fortificata. Nel 1371 Bettona riebbe il corpo del suo Santo protettore e martire. Bettona passò sotto la Signoria dei Trinci di Foligno, dal 1389 al 1425, anno in cui fu concessa dal Papa ai Baglioni di Perugia. Dal 1648 Bettona tornò a essere dello Stato Pontificio e vi restò fino all’unificazione nazionale.
Nello stemma di Bettona figura una piantina con foglie ovali: è la Betonica officinalis che, secondo un’etimologia popolare, darebbe il nome alla città. Utile in molte malattie e assai diffusa in Italia, ha generato due modi di dire: “avere più virtù della betonica” e “conosciuto più della betonica”.
Il Santo protettore di Bettona è San Crispolto. Della sua vita narrano gli Acta Sanctorum, che lo annoverano tra i santi da festeggiare il 12 maggio. Fu tra i primi seguaci di Cristo. Generalmente viene rappresentato con i simboli vescovili (mitria e pastorale) e del martirio (la sega). Inviato in Italia dall’apostolo Pietro, sotto l’imperatore Massimiano venne arrestato, torturato, gettato in una fornace, flagellato e, poi, addirittura segato. Sul luogo del martirio, nei pressi della Badia, sarebbe stata edificata una basilica in suo onore.
Questo racconto appare incongruo anche per l’aspetto cronologico, giacché Crispolto avrebbe dovuto vivere quasi duecento anni, per arrivare in Italia al tempo di San Pietro ed essere martirizzato nel III secolo, durante l’impero di Massimiano. Nelle Vite de’ Santi e Beati di Foligno lo storico Jacobilli parlò pertanto, nel 1628, di due Crispolto di epoche diverse: uno venuto dall’oriente e l’altro di origine bettonese.
La dubbia veridicità della figura storica di Crispolto e la presenza di una chiesa a lui intitolata nell’XI secolo e posta sul luogo del martirio significano, dunque, il culto per un santo martire locale ammantato di leggenda per accrescerne il prestigio e meglio propagandarne la devozione.
Questo è uno dei tanti casi in cui un martire, per di più vescovo della città, diventa simbolo dell’autonomia comunale. Proprio per esaltare l’identità municipale infatti, nel 1265, il corpo del Santo fu trafugato dalla Badia e portato entro le mura bettonesi: e appunto per questo, nel 1352, i perugini, sconfitta Bettona, la privarono delle sacre reliquie.